Visione e miraggio: come la politica orienta la comunicazione per guadagnare consenso.
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La visione è un’immagine mentale di un obiettivo che si desidera raggiungere, che viene costruita attraverso un processo di riflessione e analisi. Rappresenta un’idea chiara e ben definita del futuro, un punto di riferimento che guida l’azione e la pianificazione. Deve essere realistica, fattibile e motivante, in modo da ispirare e motivare le persone a lavorare per il suo raggiungimento. Deve, inoltre, essere condivisa da tutti i membri di un’organizzazione, al fine di creare un senso di unità e di orientare gli sforzi collettivi nella stessa direzione.
In senso figurato, il miraggio rappresenta un’illusione o una speranza vana, che spesso viene confusa con una vera e propria visione. Ciò può creare aspettative irrealistiche o diversivi, impedendo alle persone di concentrarsi sugli obiettivi reali. Può essere causato da fattori come la mancanza di informazioni, la paura del fallimento o la pressione per raggiungere risultati immediati.
Le differenze tra la visione e il miraggio sono dunque significative. La prima è un’idea chiara e realistica del futuro che guida l’azione e la pianificazione, mentre la seconda è un’illusione o una speranza vana che crea aspettative irrealistiche. E ancora, la prima è basata su un processo di analisi, riflessione ed elaborazione, mentre la seconda può essere causata da fattori emotivi o esterni. La visione è condivisa da tutti i membri di un gruppo, mentre il miraggio può essere un’esperienza individuale e soggettiva, a volte può anche essere collettiva.
Ma cosa succede quando il miraggio viene architettato da qualcuno che, al fine di creare un senso di unità e di orientare gli sforzi collettivi nella stessa direzione, riesce a convincere gli altri che quella che propone è invece una visione?
Se i membri del gruppo o di un partito politico sono stati convinti a credere in un illusione come se fosse una visione reale, potrebbero perdere di vista l’obiettivo effettivo e concentrarsi su obiettivi irrilevanti o addirittura dannosi (Jobs act?). Ciò potrebbe portare a sprechi di tempo, risorse ed energie che potrebbero invece essere utilizzati per raggiungere obiettivi più importanti. Senza contare che se dovessero prendere coscienza che il miraggio non è realistico e non può essere raggiunto, potrebbero perdere fiducia nei leader che lo hanno proposto. Ciò potrebbe portare a disaffezione e demotivazione, impedendo il successo dell’organizzazione o del progetto.
Ma se si è in grado di presentare chiaramente la differenza tra visione e miraggio, e di mostrare come entrambi siano importanti per il successo, potrebbe essere possibile utilizzare entrambi gli elementi per creare un senso di unità e orientare gli sforzi della collettività nella stessa direzione.
In questo caso, la visione dovrebbe essere basata su una chiara analisi della situazione attuale e delle sfide che si dovranno affrontare, mentre il miraggio dovrebbe rappresentare un obiettivo ambizioso ma realistico che si desidera raggiungere a lungo termine. È importante comprendere la differenza tra le due, e che l’una sia sempre intesa come l’obiettivo immediato e raggiungibile, mentre l’altra un’ambizione a lungo termine.
Può accadere, invece, che alcuni partiti politici utilizzino la presentazione di una di queste in modo manipolatorio, cercando di ottenere il consenso della collettività attraverso promesse irrealistiche o esagerate (un milione di posti di lavoro o meno tasse per tutti). In alcuni casi, ciò può avvenire attraverso la presentazione di un credo che non ha una reale base di sostegno o che non è sostenibile nel lungo termine.
Ma come si traduce tutto questo nella politica italiana e mondiale?
Personalmente credo che da trent’anni la politica (grazie anche alla scellerata sudditanza del mainstream), abbia superato la capacità di immaginazione di Orwell.
La destra tende ad utilizzare una comunicazione basata sulla difesa degli interessi nazionali, sulla tutela della tradizione e della sicurezza, sulla promozione dell’imprenditoria e sulla riduzione del ruolo dello stato nella vita dei cittadini. In questo senso, la destra presenta spesso un miraggio che enfatizza la necessità di un’identità nazionale forte, di una politica economica liberale e di una maggiore sicurezza per la popolazione. Ma visto che in trent’anni ha governato per quindici siamo sicuri che ha davvero perseguito questi obiettivi? Oppure ha fatto gli interessi del più potente? Italia, Usa, Russia, Germania, Regno Unito e Francia sono una buona base per mettere su un esempio concreto!
Ma bisogna ammettere che i cittadini dell’occidente sono affascinati da questa narrazione, altrimenti non si spiegherebbe come mai in Italia è possibile abolire il reddito di cittadinanza e di contro sostenere l’abbattimento delle tasse per tutti, quindi anche per i più ricchi: ma non avevamo una costituzione e l’articolo 53?
L’articolo 53 della Costituzione italiana sostiene che l’imposta che i cittadini, anche apolidi e stranieri, sono tenuti a versare è proporzionale all’aumentare della loro possibilità economica. Tale principio è noto come criterio di progressività.
Del centro preferisco non parlare, onestamente mi sembra di ascoltare la velina delle confindustrie del mondo. Mai una posizione sbilanciata verso i diritti sociali e civili, al massimo l’enunciazione dei doveri dei cittadini trascritto nel vangelo secondo Confindustria!
Dall’altra parte, la sinistra solitamente utilizza un messaggio che enfatizza la giustizia sociale, l’uguaglianza dei diritti, la solidarietà tra i cittadini e la protezione dell’ambiente. In questo senso, la sinistra presenta spesso un miraggio che enfatizza la necessità di un’equa distribuzione delle risorse, di un maggior coinvolgimento del governo nella vita dei cittadini e di una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale. Ma è davvero conseguenziale quando si trova a governare? Davvero il Jobs act e la Buona scuola sono riforme di sinistra? E davvero il pacifismo occidentale è la via certa per la sicurezza globale? Basti pensare alle svariate missioni di pace che ha messo in atto il premio Nobel per la pace e presidente degli Stati Uniti Barak Obama:
guerra in Iraq, guerra in Afghanistan, sostegno incondizionato a Israele, intervento militare in Libia, guerra civile siriana, uccisione di Osama bin Laden.
Quindi, penso che sia davvero importante che i cittadini siano consapevoli di questi rischi e siano in grado di valutare in modo critico le proposte politiche dei partiti, cercando di identificare quelle basate su uno scenario realistico e sostenibile e quelle che, invece, sono manipolatorie o basate su promesse irrealistiche.I partiti politici dovrebbero essere responsabili e trasparenti nella presentazione di un programma elettorale, evitando di manipolare il pubblico o giustificare decisioni politiche che non hanno una reale base di fattibilità. Solo attraverso una comunicazione responsabile e trasparente, i partiti possono creare un ambiente efficace per guidare il paese verso un futuro migliore.